Ogni cosa che ami è molto probabile che la perderai, però alla fine l’amore si muterà in una forma diversa

"Ogni cosa che ami è molto probabile che la perderai, però alla fine l’amore si muterà in una forma diversa".
Questa frase è attribuita a Kafka, come si legge dal libro "Kafka e la bambola viaggiatrice" di Jordi Sierra I Fabra.

Proprio oggi ho sentito, dopo diverso tempo, una cara amica. Lei e suo marito hanno avuto una parte importante nella mia vita, soprattutto motociclistica...
Così mi è venuta in mente questa frase di Kafka.


La fantasia è quello che ci può salvare.
Quante volte ci siamo sentiti fuori posto, insoddisfatti, oppressi da un senso di impotenza, abbiamo cercato di fuggire - e alcuni ci sono anche riusciti - per poi magari tornare dove ci siamo sentiti così fuori posto o limitati e percepire di essere sempre appartenuti a quel posto?
Lasciatevelo dire da una che del non sentirsi mai bene in nessun posto ne ha fatto un'arte, tanto da tatuarselo addosso: tantissime volte!
Ricordo di aver visto un bellissimo film, anni fa: Neverland. Racconta la storia di J.M. Barrie, il "papà" di Peter Pan, per intenderci.
Era un autore dotato di una sconfinata fantasia, ma questo lo si può intuire facilmente dal capolavoro che è stato in grado di creare.
Ecco, c'è un passaggio, nel film in cui lui crea una scena per questi bambini, al parco, partendo solo dal suo grosso cagnolone.
Uno di loro, Peter, quasi stizzito dal fatto che Barrie chiedesse loro di immaginare il cane - Portos - come un orso ammaestrato, sbotta: "è solo un cane! Portos non potrà mai essere un orso da circo".
La risposta di Barrie è semplice, ma disarmante:
"Solo un cane?
Solo…
È come dire; non può scalare una montagna, è solo un uomo o come dire non è un diamante, è solo un sasso".
Del resto, lo diceva anche Papa Giovanni Paolo II:

Non lasciatevi vivere, ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro!

A volte, infatti, cerchiamo le risposte, il cambiamento, le novità, l'avventura, molto distanti da noi.
Pensiamo che fuggire sia l'unica alternativa, l'unica cosa che può darci un po' di sollievo, che può dare un senso alla nostra vita e farci sentire vivi.
Eppure, crescendo ho capito che il primo cambiamento parte proprio da noi stessi, che non potremo fare un passo fuori casa se non avremo prima fatto un passo fuori da certe stanze della nostra mente.
Certo, fisicamente potremo raggiungere ogni angolo della terra, ma resteremo sempre uguali a prima, magari insoddisfatti, magari rancorosi, magari incattiviti con il mondo che ci circonda.


Eccolo lì, il mio cambiamento!
Era il 2015 e la mia vita aveva appena subito un cambiamento che, a 28 anni, definivo epocale.
Come se non bastasse, quell'estate avevo programmato un giro in moto di un paio di giorni sull'arco alpino. Un viaggio che aspettavo di fare da tanto.
Se avete letto il mio primo articolo (trovate il link qui, comunque: La calma è la virtù dei forti) ormai saprete che una cosa che non riuscivo facilmente ad accettare (no, è vero, non l'accettavo proprio!!) era veder sfumare la possibilità di realizzare ciò che mi ero programmata.

Fortunatamente, avevo una buona rete di amici virtuali in cui "andare a pescare": frequentando il forum/motoclub Tingavert, avevo conosciuto Luca (e, poi, dal vivo, lui e sua moglie Ilaria).
Quell'anno, proprio qualche giorno prima del mio personale "cataclisma" Luca e Ilaria erano passati per la Val Trebbia, dove vivo, in direzione della Liguria, dove stavano andando con un paio di amici per partecipare a uno degli eventi organizzati dal Motoclub, il Tinguria (organizzato dal gruppo regionale Liguria).
Così, in vista del mio "viaggio" a cui non volevo rinunciare, ho contattato Luca e Ilaria ed ho proposto loro di condividere un po' di strada con me.
Ammetto che all'idea di conoscerli ero eccitata e preoccupata al tempo stesso. E se non mi fossi trovata bene, in loro compagnia?
Ricordo che l'estate del 2015 è stata la più piovosa che io avessi mai visto. Infatti, il mio giretto rischiava seriamente di saltare, visto che pioveva a dirotto TUTTI i giorni da quasi due mesi e le previsioni non lasciavano alcuna speranza di miglioramento.
Eppure, nonostante la mia nota pigrizia, ho deciso lo stesso di rischiare, di accendere la moto e partire. Direzione: Giogo del Maniva.
Beh, è stata la cosa migliore che potessi fare quell'estate.
Se ci penso ora, dopo tutto quello che è successo da quell'anno ad oggi, mi rendo conto ogni giorno di più che, come dice un aforisma attribuito a Jack Canfield, "tutto quello che vuoi è dall'altra parte della paura".
E' così.
Fare il fatidico primo passo è proprio la parte più difficile.
C'è chi ci riesce più facilmente e chi meno. E la stessa persona può essere più in grado di farlo o meno, a seconda del momento che sta vivendo o, semplicemente, delle circostanze.
Ma sono certa, perchè l'ho vissuto sulla mia pelle, che quando siamo riusciti a farlo, quel fatidico primo passo, tutto quello che è venuto dopo è stata un'esperienza meravigliosa, che ci saremmo pentiti amaramente di non aver vissuto.

Bisogna ricordarsi di vivere. Perchè c'è una vita sola e non ci verrà data una seconda occasione.
Così, eccoci qua.
Dopo tanti anni, ho scoperto altre passioni, oltre alla moto, che mi ricordano quanto è meravigliosa la vita e quanto abbiamo intorno.
Che mi costringono a lottare tutti i weekend per fare quel primo passo fuori dalla porta di casa.
Dopo aver ammirato quelle cime maestose dalle curve della strada con la mia moto, ha cominciato a farsi sentire sempre più forte il desiderio di andare oltre, quelle curve. Di scendere dalla moto e stare sui miei piedi, per tentare di arrivare lassù. Da qualunque parte, ma lassù.
Ho trovato altre persone, che vibravano (e qualcuno, ancora) alla mia stessa frequenza.
Da cui ho assorbito nozioni, passione e conoscenze come una spugna. Avidamente.
Qualcuno ha percorso solo un tratto di strada, insieme a me. Qualcuno lo sta ancora percorrendo al mio fianco.
Qualcuno mi ha illuso e deluso. Ma ho capito che questo mi ha reso un po' più forte dei giorni precedenti.

In uno dei miei ultimi post su Instagram (lo trovi qui 😉), ho inserito questa citazione del Dalai Lama che mi è sembrata splendida:

"Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.
(Dalai Lama)"

A volte è faticoso pensare di vivere e tendiamo a lasciarci vivere. Ma si tratta solo di quel primo passo.
Nulla più.
Quando vibri a certe frequenze, non hai idea dell'orchestra che puoi trovare e di che sinfonia meravigliosa può uscirne!




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